Il torrente Picone
di Crescenza Caradonna
Storia.
Il torrente Picone, oggi scomparso, ma che nel secolo scorso lambiva parte del quartiere barese.
( Bari-Puglia-Italy )
IL FIUME
Verdi gocce in ogni ramo
chiari germogli primaverili
si dischiudono ai freschi raggi.
Bevo della rugiada mattutina
rido al vento portatore di ebbrezza nuova
frizzante l’aria si scalda
tutto ha sapor di fragole e more nei rovi di luce,
l’erba mi par azzurra e
lentamente raggiungo il fiume
tappeto d’occhi di vellutata seta turchina,
pace e silenzio
contemplo,
scorre lento il fiume
lento par cullar un bimbo
socchiudo gli occhi
sono entrata nel sogno.
Cresy Crescenza Caradonna
27 gennaio 2011 @
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FOTO E NOTIZIE DA:
Bari e la civiltà rupestre
http://archeologo.over-blog.it/article-bari-civilta-rupestre-85923527.html
La Lama Picone è l’alveo di un torrente che nasce dal Baronale e confluisce a ovest di Carbonara. Tutte le “voragini” e i percorsi delle lame hanno direzione sud-nord e proprio seguendo la via Bari-Carbonara-Grumo-Altamura-Matera, lungo questo tratto, si trovano diversi antichi insediamenti, tutti ancora da scoprire.
Grazie a tutte le fonti interessate inserite nell’articolo
Storia e civiltà di un passato “in grotta” dimenticato.
L’analisi delle chiese-cripte, negli ultimi tempi, sta compiendo notevoli passi in avanti grazie anche a studi particolareggiati sul territorio. Fu merito del Diehl l’aver segnalato queste singolari emergenze in cui si ribadiva il carattere orientale del fenomeno artistico prodottosi dall’Alto Medioevo sino al XIV secolo in Calabria, Basilicata e Terra d’Otranto, pur riconoscendo un filone autonomo e originale. Il complesso architettonico delle grotte, quindi, era un fenomeno essenzialmente orientale, legato ai gruppi eremitici che stazionarono nell’Italia meridionale. Dopo Diehl e Bertaux fu Prandi che compì un ulteriore passo in avanti. Prandi notò che le cripte ripetevano nell’icnografia alcuni particolari architettonici delle chiese “sub-divo”.
La decadenza dello Stato romano e il successivo spopolamento urbano, l’avvento della guerra greco-gotica nel VI secolo, l’invasione dei Longobardi e le incursioni Saracene (a opera dei gruppi che ebbero come sede l’emirato di Bari dall’847 all’871) fecero sviluppare il popolamento tra le gravine e le lame, in semplici unità abitative.
Nell’aera del territorio di Bari, per esempio, troviamo alcune formazioni geologiche “minori” che hanno un rapporto diretto con gli insediamenti rupestri, ovvero le “lame”, che furono sempre favorevoli all’antropizzazione e furono quasi certamente delle strade o dei percorsi naturali che dall’entroterra raggiungevano le zone costiere da sud a nord.
Fu lungo questi percorsi che furono realizzati dei veri e propri ambienti rupestri. Da nordovest a nordest le lame del territorio di Bari, oggi quasi irriconoscibili, ospitano numerosissimi insediamenti. Una, la Lama Balice, costituisce il proseguimento del Torrente Tiflis di Bitonto. Da qui passava per i casali di Misciano e Arco Camerato. La seconda lama, detta Lama Lamasinata, riconoscibile dai dintorni di Palo del Colle e presso Modugno, in località S. Maria delle Grotte, raggiungeva gli spalti della Strada S. Caterina e S. Iserio-S. Maria del Deserto. Questa poi, all’interno del Quartiere S. Paolo, si univa alla Lama Gambetta che da Modugno-Masseria Madia Diana raggiungeva la località S. Girolam-Fesca, presso l’Arena S. Francesco.
La Lama Picone è l’alveo di un torrente che nasce dal Baronale e confluisce a ovest di Carbonara. Tutte le “voragini” e i percorsi delle lame hanno direzione sud-nord e proprio seguendo la via Bari-Carbonara-Grumo-Altamura-Matera, lungo questo tratto, si trovano diversi antichi insediamenti, tutti ancora da scoprire.
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